domenica 19 luglio 2009

(in)Colmabili Distanze...?


Giovedì sera, in quel di Borgosatollo (Bs), si è tenuto il 2° 'episodio' della mostra Distanze, a cura di Dario Cuzzovaglia e Umberto Ottonelli. Bisogna, in tutta sincerità, ammettere che questa volta i curatori hanno fatto tanto, con quel poco che è stato messo loro a disposizione. Certo, gli spazi non erano dei migliori e l'ambiente era nettamente meno consono al progetto rispetto alla cornice che ha ospitato il precedente 'episodio', ma Dario e Umberto sono riusciti ugualmente a regalarci una mostra degna di tale nome, una mostra che sicuramente merita una visita.

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Sono arrivato a Borgosatollo verso le 19.00, ed è inutile dirvi che alle 20.00 (ora in cui più o meno è stata inaugurata la mostra) ero già completamente ubraco - i miei commenti sulle opere sono quindi inevitabilmente filtrati dallo stato di ebrezza in cui mi trovavo...

Del resto, si sa: in vino veritas.

Apre il tutto un performance musicale del gruppo 'minimal' Timegate. A me, personalmente, son piaciuti, ma non aspettatevi giudizi più tecnici perchè di musica ne capisco davveeeero davveeeero poco...

Un'opinione, invece, sulle opere in mostra, o su alcune di esse, posso (tentare di) darvela...

Terrificanti (nel senso buono) gli animali rappresentati dalle fotografie di Alessandro Ligato, sulla cui abilità di fotografo e di 'narratore della realtà' oramai non mi dilungo più... Ho già detto tutto al diretto interessato. Animali che sembrano vivi, animali che sembrano guardarti, animali che paiono volerti saltare addosso da un momento all'altro. Il gioco funziona, le immagini sono forti e ben congegnate, e le luci di Alessandro donano agli sguardi di quelle bestie quella scintilla, quel barlume, quella luce che è tipica delle creature viventi. Delle creature vive. Tant'è che viene da chiedersi: "Ma sono animali veri o imbalsamati?"

Terrificante (nel senso cattivo) l'unica scultura pervenuta di Luca Abrami. La sua lampada-cubo è decisamente sottotono rispetto agli oggetti in mostra nel primo 'episodio' di Distanze. Allora eravamo di fronte ad opere che fondevano l'arte e l'artigianato, opere dotate di una certa fisicità intelligente che le rendeva accattivanti e sensate. Il 'cubo', sicuramente un pò più scontato, non arriva a scuotere l'occhio, è un pò... Freddino. Peccato: da uno scultore (ma sì, dai, usiamola questa parolaccia!!!) come Abrami ci si aspettava qualcosa di più.

Molto interessanti sono le sculture di Graziano Fostini: Parallelepipedi di marmo bianco rotti, interrotti e 'artigliati' da innesti di pigmento colorato. L'utilizzo del blu Yves Klein (colore molto particolare) conferisce al tutto un ché di intimo, intimista, nel tentativo da parte dell'artista di interrompere la solidità dei suoi blocchi scultorei con rarefatte nervature pittoriche, fulmini a ciel sereno che irrompono nella quiete del bianco marmoreo. Coraggioso tentativo di colmare la 'distanza' che da sempre separa pittura e scultura, l'una piatta e l'altra fisica, strizzando l'occhio ad una certa scultura anni '60 e '70 (vengono in mente alcune opere di Carl Andre piuttosto che Richard Serra, tanto per buttarne lì un paio...) e giocando sul concetto di arte come linguaggio.

Hanno partecipato a questo 'episodio' di Distanze anche Carlo Lamberti e Cristina Carcavecchia, sulle cui opere non mi dilungo perchè vi ho già annoiati abbastanza . . .

Credo . . .

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In ogni caso: vale davvero la pena di farsi un giro a Borgosatollo per vedere questa mostra (ma sbrigatevi: stasera è l'ultima serata che avete a disposizione!), passeggiando sotto il tendone dello stand (sic!) con una bella birrozza fresca in mano...

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NOTA BENE: quanto scritto in questo post è solo, unicamente e umilmente la mia opinione, ed è quindi opinabile per definizione. Se qualcuna delle persone citate si sentisse in qualche modo offesa, turbata, incazzata o non dovesse gradire quanto letto, sono, come sempre, aperto al dialogo.

(tenete presente che, come anticipato, ero sbronzo marcio e a fine serata non mi ricordavo nemmeno il mio nome . . .)


Saluti e baci,


Rabbit don't Come Easy.

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