giovedì 24 dicembre 2009

A Natale siam tutti più...


A Natale siamo tutti più buoni. Dicono. Sarà perchè forse non sono il prototipo del 'crisitano modello' *, ma io non è che quest'anno mi senta particolarmente buono... Anzi, sono pure un pò più incazzato del solito, con tutti i casini che succedono.

Dico, ma ci siamo guardati attorno? Son bastati pochi centimetri di neve e mezza Europa è andata nel panico, gente ferma per ore su treni freddi, gente imprigionata sotto il Tunnel della Manica (pensate, tra qualche anno, al nostro equivalente sullo stretto... Brr...). Ma dove cazzo siamo? Cos'è, il medioevo? Con la gente per strada che è incazzata il doppio perchè non solo deve andare a lavorare pure con 'sto freddo**, pure con la neve e il ghiaccio, ma deve perdere le ore per spalare la neve e deve stare attenta a non asfaltare i pedoni, costretti a camminare in mezzo alla strada perchè la neve è stata sì spalata, ma è stata tutta buttata sui marciapiedi! Geniale. Dice: "Come va?" "Bene grazie. Bene... Bene un paio di..." (ssst, che è Natale)

E allora andiamo, comperiamo i regalini. E andiamo, decoriamo l'alberello, il presepe, il bembin Gesù con il bue e l'asinello.

E andiamo, comperiamo il panettone e prepariamoci alle grandi abbuffate in famiglia che, da sempre, caratterizzano le festività dalle nostre parti.

E andiamo e facciamo finta che non ci siano problemi, fingiamo di volerci bene e di essere tutti amici, che tanto appena ci voltiamo subito c'è qualcuno pronto a mettercelo. Sì, avete capito dove.

Andiamo, andiamo a festeggiare, e siamo tutti più buoni e siamo tutti più contenti, che intanto il mondo va a puttane.

A Natale siamo tutti più buoni. Tranne Rabbit . . .



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* Tecnicamente essere più buoni a Natale è un atteggiamento anti-cristiano. "Il vero Cristiano non è buono e caritatevole solo a Natale, ma lo è 365 giorni l'anno". (queste parole mi furono dette anni fa da un caro amico... che per disgrazia era anche un prete, ma rimane comunque un caro amico)

** A proposito del freddo: l'altro giorno in museo c'era il cast completo del film La Marcia dei pinguini... (grazie Laura per questa chicca...)

mercoledì 2 dicembre 2009

Ex Libris - 2 dicembre 2009


A proposito di manifestazioni (dal momento che si avvicina il 5 Dicembre...). A proposito di raduni più o meno spontanei, a proposito del diritto alla libertà "di riunione e di manifestazione del proprio pensiero" (per maggiori dettagli, vedi: Costituzione, articoli 17 e 21).

Citiamo dall'ultimo libro di Daniele Luttazzi una dichiarazione rilasciata dall'ex presidente Cossiga, uno che, per dirla con il comico, 'non è mai stato particolarmente restio a sparare cazzate'.

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Lasciar fare agli universitari: ritirare le forze di polizia dalle strade, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco la città. Dopo di che, forti del consenso popolare (...) le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale (...), picchiarli a sangue, anche quei docenti che li fomentano. Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì.

Charles Bronson, qui, ci ha appena spiegato cosa accadde al G8 di Genova.



Il frammento è tratto da un'intervista di Cossiga apparsa il 23 ottobre 2008 su "QN" e riportata in Daniele Luttazzi, La guerra Civile Fredda (Feltrinelli, novembre 2009).

A voi i commenti, ammesso certo che vi sia qualcosa da aggiungere.

mercoledì 21 ottobre 2009

Ex Libris - 21 ottobre 2009

Umorismo ebraico. In questi giorni, con un amico, siamo in vena di 'storielle su Gesù'. Ed allora, spulciando un interessante libro la cui lettura mi ha tenuto compagnia ultimamente, riporto un paio di divertenti Storielle ebraiche la cui ilarità, come sempre, non è fine a sé stessa ma è in grado di indurci a pensare un pò...
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Il Signore del Tempo e dello Spazio, vedendo che Eva e quello scervellato di Adamo avevano pensato che per acquisire la conoscenza bastasse mordere una mela colta dall'albero giusto, chiamò indignato l'Arcangelo e gli ordinò: "Vedi quei due laggiù? Per favore toglimeli dai piedi, scaccia per sempre quei due scemi dall'Eden, non voglio più vederli."
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Il parroco di un sobborgo di Vienna incontra tre bimbetti in un giardino.
"Buongiorno, bambini."
"Buongiorno, signor parroco" rispondono i tre.
"Cosa fate qui con questo caldo?"
"Cerchiamo di acchiappare farfalle, signor parroco."
"Fa caldo davvero... Sentite, oggi regalo due corone per un favoloso gelato a chi risponderà meglio alle mie domande. Vediamo... Cominciamo da te, biondino: Chi ami più di tutti a questo mondo?"
"La mamma, signor parroco."
"E tu, con quella chioma castana?"
"Il papà, signor parroco."
"E tu, che hai i capelli neri e ricciuti?"
"Nostro Signore Gesù Cristo" risponde prontamente il terzo bimbo.
"Bravissimo, eccoti le due corone, te le meriti davvero. E dimmi, come ti chiami, bambino mio?"
"Israel Cohen, signor parroco."
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Entrambe le storielle sono citate all'interno del volume Disputa su Dio e dintorni, scritto a quattro mani da Corrado Augias e Vito Mancuso, ed edito da Mondadori.

martedì 13 ottobre 2009

Flash Forward - uno sguardo al futuro


Sembra provenire direttamente da un racconto di P.K. Dick l'idea che sta alla base di questa serie, tratta dal romanzo di Robert J. Sawyer Avanti nel tempo (appunto, FlashForward). L'idea è tanto semplice quanto accattivante: nel bel mezzo di un giorno qualsiasi l'intera umanità va in 'black out', tutti gli uomini e le donne sulla faccia della terra svengono simultaneamente e rimangono in stato di incoscienza per 2 minuti e 17 secondi. Gli effetti del 'black out' sono, sul momento, devastanti. Aerei che cadono, incidenti d'auto ed esplosioni sembrano catapultare lo spettatore nel classico serial postapocalittico (filone di cui Jericho è solo l'ultimo, sfortunato esempio).

In realtà, durante il 'black out', tutti gli esseri umani fanno letteralmente un salto nel futuro, vedendo con più o meno chiarezza quel che accadrà 6 mesi più tardi, il 29 Aprile 2010. Spetterà all'agente speciale dell'FBI Mark Benford (il bravissimo Joseph Finnies) ed ai suoi colleghi scoprire cos'è successo in realtà il giorno del black out, e se le visioni che (quasi) tutti hanno avuto siano davvero il futuro o se si tratti di allucinazioni, sogni o quant'altro.

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Il serial, salutato dai più come l'erede di Lost, si basa (a quanto pare) sullo stesso gioco di 'scatole cinesi' inventato da J.J.Abrams, ovvero rispondere ad una domanda ponendone un'altra, svelare un mistero introducendone un altro, gioco che tanto successo ha portato proprio a Lost e scopiazzato poi da molte altre serie Tv successive (una per tutte, anche se spiace dirlo, Battlestar Galactica). Per dirla tutta, questo 'gioco' nello scrivere sceneggiature era stato, anni fa, (male) impiegato dai fratelli Wachowski nella loro trilogia The Matrix.

FlashForward vanta però una lieve ma interessante differenza con i suoi predecessori: se, ad esempio, sull'isola più famosa del mondo (che non è quella della Ventura) il bello stava nel non sapere che cosa succederà "dopo", le scatole cinesi ed i 'cliffhanger' si articolavano tutti attorno al futuro nebbioso ed al destino dei naufraghi, qui il futuro ci viene spiattellato davanti agli occhi tutto nel primo episodio. Sappiamo chi morirà, chi tradirà chi, chi resterà incinta insomma, sappiamo (quasi) esattamente come andrà a finire. Sarà, a nostro avviso, molto interessante scoprire 'come' i FlashForward diventeranno realtà...

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Una piccola nota sul cast: oltre al già citato Finnies, tra gli attori FlashForward annovera John Cho (il Sulu nello Star Trek di, guarda un pò, J.J.Abrams) e Dominic Monaghan, Hobbit nel Signore degli Anelli di PeterJackson.

Tra gli autori, invece, spicca il nome di Brannon Braga, uomo che ha legato per anni il suo nome al brand Star Trek.
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Ovviamente quanto scritto si basa sulla visione del pilot...
Tranquilli, se la serie dovesse rivelarsi una bufala non mancheremo di rettificare...

giovedì 6 agosto 2009

2012, la Fine del Mondo. Ma, in fondo, perchè aspettare?


In questo periodo (e presumibilmente ancora per un paio d'anni) non si fa altro che parlare del calendario Maya e del 2012, data in cui dovrebbe finire il mondo "così come lo conosciamo". Gli scaffali delle librerie son pieni di libri, più o meno seri, più o meno (fanta)scientifici, sull'argomento, e un certo cinema non si sta lasciando scappare l'occasione per tirar fuori pellicole ad alto tasso di testosterone e di effetti speciali.

Ammettiamolo, anche i più scettici qualche domanda cominciano a porsela.

Poi, uno, guardandosi attorno, si rende conto di un agghiacciante particolare: in realtà la fine del mondo c'è già stata. Solo che non ce ne siamo accorti.

Basta accendere la tv o sfogliare un qualsiasi giornale, e si vede solo decadenza, crollo dei valori, morte, sangue, sesso, prostituzione (fisica ed intellettuale). Programmi televisivi che sembrano i simposi-scannatoio della Roma decadente. Nessuno, oggi, guarda più in là del proprio naso, e pazienza se il mio vicino di casa sta schiattando o non riesce a pagare le bollette o non ha da mangiare, io ho pagato la mia tesserina premium e c'ho la partita dell'Inter da guardare. Giovani disoccupati o precari (categoria in cui mi inserisco anch'io) che a 30 anni vivono dai genitori perchè non possono permettersi nemmeno l'affitto di un monolocale in periferia. Zero prospettive per il futuro. Zero futuro. A 30 anni mio padre aveva già me, io ho solo un paio di polmoni affaticati dalle migliaia di Barclay (ormai Kent) fumate e un contratto di lavoro che scade il 30 di settembre. Poi lo credo bene che i quindicenni s'ammazzano di alcool, li capisco anche. Abbiamo un governo che avvantaggia la scuola per ricchi, fondi per la ricostruzione in Abruzzo a ditte di amici degli amici di tizio, caio e semproneo che poi alla fine sono sempre i soliti (quelli che, per intenderci, costruiscono ospedali, scuole e cavalcavia con cemento tarocco...). Si sta cercando di creare una società fatta di 'compartimenti stagni', in cui il figlio dell'avvocato fa l'avvocato, il figlio del notaio fa il notaio, il figlio dell'operaio fa l'operaio (basti pensare al programma di assunzione delle Poste, che prevede vantaggi per i figli di chi ha lavorato alle Poste... Inquietante...). Stato di guerra permanente in Medio Oriente. Se Gesù Cristo rinascesse oggi, certo non aspetterebbe i 33 anni per farsi crocifiggere: si suiciderebbe molto prima. E poi "perdonali Padre, perchè non sanno quello che fanno. Anzi, no, Padre, ci ho ripensato: spacca tutto come hai fatto con Sodoma e Gomorra, che è meglio..."

Anche nel mondo dell'arte, della musica, dello spettacolo, non si fa nulla di nuovo, tutti i libri, i film, le opere d'arte altro non sono che rimasticazione di cose già fatte, già viste, già sentite. Va avanti chi conosce, possono fare solo 'i figli di', e gli altri che s'attacchino. Burri e Lucio Fontana hanno ceduto il passo a Maurizio Cattelan. Negli anni '90, in Italia, avevamo i Timoria che suonavano Senza Vento e i Litfiba con i video di Gioconda e Spirito, mentre oggi spopolano Marco Carta e Giusi Ferreri. Marilyn Monroe e James Dean sono stati sostituiti da Paris Hilton (Paris, Hilton, cazzo!), mentre i giovani, al liceo, preferiscono Moccia a Pasolini. I film e i telefilm sono solo remake, reboot e scopiazzature (rigorosamente di livello più basso degli 'originali'). L'elenco potrebbe continuare, ma, come si dice, I think I've made my point.

Ripeto: il 2012 non ci sarà nessuna fine del mondo. La fine del mondo c'è già stata. Solo che non ce ne siamo accorti.

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lunedì 20 luglio 2009

Il Sorgere della Luna sul Mare


Prendo in prestito il titolo di un famoso dipinto di Caspar David Friedrich, datato 1822, per dare l'intestazione al post odierno.

Il Sorgere della Luna sul Mare.

Quella Luna che da millenni ci affascina, ronza silenziosamente attorno al nostro piccolo e praticamente innocuo pianeta, illumina le nostre notti e i nostri sogni con il suo pallido candore. Quella Luna che è da sempre fonte di ispirazione per poeti, filosofi, musicisti e artisti. L'elenco di opere d'arte che si rifanno al nostro piccolo satellite è pressoché infinito, e va dall'Op.27 n.2 del nostro (affezionatissimo) Ludovico Van, che egli stesso definisce 'Sonata Quasi una Fantasia', fino ad arrivare al pezzo 'pop' Man on the Moon dei R.E.M., passando per Jules Verne, i Pink Floyd (The Dark sidof the Moon) e Arthur Clarke. Ma potremmo scrivere pagine e pagine e parlare di Goethe, di lupi mannari e perfino di Mina.

Quella luna che, il 20 luglio 1969, abbiamo raggiunto e, come disse il buon Tito Stagno, "toccato" con piede. Realizzando finlamente quella passeggiata che Verne e tanti altri avevano potuto solo sognare.

Quella luna che, il 20 luglio 1969, ha forse deluso un pò tutti, mostrandosi finalmente per quello che in effetti è: un sasso.

C'è forse della sottile ironia in tutto questo... Ed è forse per mascherare la delusione che, in questi 40 anni, se ne sono dette di tutti i colori sullo sbarco dell'uomo sulla Luna, arrivando perfino a ipotizzare che l'intero evento fosse stato pianificato a tavolino e ricostruito su di un set a Hollywood.

C'è forse della sottile ironia nella completa, totale (e impietosa) aridità di quella Luna che tanto, nei secoli, ha scaldato gli animi di poeti, pittori, sognatori e romantici di ogni tipo... Viene da sorridere pensando a questo, viene da sorridere e la mente non può che tornare al solito, onnipresente Douglas Adams... "c'era un senso in questa storia, un senso che però al momento sfugge alla mente del cronista." (da Addio, e grazie per tutto il pesce, 1984).

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Vi lascio, e vi saluto, con il testo della targa deposta sul suolo lunare dai membri dell'equipaggio dell'Apollo 11:


"Qui uomini dal pianeta Terra fecero il primo passo sulla Luna. Luglio, 1969 d.C. Siamo venuti in pace per tutta l'umanità."

domenica 19 luglio 2009

(in)Colmabili Distanze...?


Giovedì sera, in quel di Borgosatollo (Bs), si è tenuto il 2° 'episodio' della mostra Distanze, a cura di Dario Cuzzovaglia e Umberto Ottonelli. Bisogna, in tutta sincerità, ammettere che questa volta i curatori hanno fatto tanto, con quel poco che è stato messo loro a disposizione. Certo, gli spazi non erano dei migliori e l'ambiente era nettamente meno consono al progetto rispetto alla cornice che ha ospitato il precedente 'episodio', ma Dario e Umberto sono riusciti ugualmente a regalarci una mostra degna di tale nome, una mostra che sicuramente merita una visita.

*

Sono arrivato a Borgosatollo verso le 19.00, ed è inutile dirvi che alle 20.00 (ora in cui più o meno è stata inaugurata la mostra) ero già completamente ubraco - i miei commenti sulle opere sono quindi inevitabilmente filtrati dallo stato di ebrezza in cui mi trovavo...

Del resto, si sa: in vino veritas.

Apre il tutto un performance musicale del gruppo 'minimal' Timegate. A me, personalmente, son piaciuti, ma non aspettatevi giudizi più tecnici perchè di musica ne capisco davveeeero davveeeero poco...

Un'opinione, invece, sulle opere in mostra, o su alcune di esse, posso (tentare di) darvela...

Terrificanti (nel senso buono) gli animali rappresentati dalle fotografie di Alessandro Ligato, sulla cui abilità di fotografo e di 'narratore della realtà' oramai non mi dilungo più... Ho già detto tutto al diretto interessato. Animali che sembrano vivi, animali che sembrano guardarti, animali che paiono volerti saltare addosso da un momento all'altro. Il gioco funziona, le immagini sono forti e ben congegnate, e le luci di Alessandro donano agli sguardi di quelle bestie quella scintilla, quel barlume, quella luce che è tipica delle creature viventi. Delle creature vive. Tant'è che viene da chiedersi: "Ma sono animali veri o imbalsamati?"

Terrificante (nel senso cattivo) l'unica scultura pervenuta di Luca Abrami. La sua lampada-cubo è decisamente sottotono rispetto agli oggetti in mostra nel primo 'episodio' di Distanze. Allora eravamo di fronte ad opere che fondevano l'arte e l'artigianato, opere dotate di una certa fisicità intelligente che le rendeva accattivanti e sensate. Il 'cubo', sicuramente un pò più scontato, non arriva a scuotere l'occhio, è un pò... Freddino. Peccato: da uno scultore (ma sì, dai, usiamola questa parolaccia!!!) come Abrami ci si aspettava qualcosa di più.

Molto interessanti sono le sculture di Graziano Fostini: Parallelepipedi di marmo bianco rotti, interrotti e 'artigliati' da innesti di pigmento colorato. L'utilizzo del blu Yves Klein (colore molto particolare) conferisce al tutto un ché di intimo, intimista, nel tentativo da parte dell'artista di interrompere la solidità dei suoi blocchi scultorei con rarefatte nervature pittoriche, fulmini a ciel sereno che irrompono nella quiete del bianco marmoreo. Coraggioso tentativo di colmare la 'distanza' che da sempre separa pittura e scultura, l'una piatta e l'altra fisica, strizzando l'occhio ad una certa scultura anni '60 e '70 (vengono in mente alcune opere di Carl Andre piuttosto che Richard Serra, tanto per buttarne lì un paio...) e giocando sul concetto di arte come linguaggio.

Hanno partecipato a questo 'episodio' di Distanze anche Carlo Lamberti e Cristina Carcavecchia, sulle cui opere non mi dilungo perchè vi ho già annoiati abbastanza . . .

Credo . . .

*

In ogni caso: vale davvero la pena di farsi un giro a Borgosatollo per vedere questa mostra (ma sbrigatevi: stasera è l'ultima serata che avete a disposizione!), passeggiando sotto il tendone dello stand (sic!) con una bella birrozza fresca in mano...

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NOTA BENE: quanto scritto in questo post è solo, unicamente e umilmente la mia opinione, ed è quindi opinabile per definizione. Se qualcuna delle persone citate si sentisse in qualche modo offesa, turbata, incazzata o non dovesse gradire quanto letto, sono, come sempre, aperto al dialogo.

(tenete presente che, come anticipato, ero sbronzo marcio e a fine serata non mi ricordavo nemmeno il mio nome . . .)


Saluti e baci,


Rabbit don't Come Easy.

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domenica 5 luglio 2009

Flight of the Dead, l'aereo dei morti viventi


Qual'è la mia paura più grande?

Volare.

Qual'è il mio genere di film preferito?

Zombie movie.

Quale film ha tutte le carte in regola per diventare un autentico culto?

Flight of the Dead, diretto da Scott Thomas.

La trama è di una semplicità e di una mancanza di originalità imbarazzanti: nel cargo di un aereo di linea, tratta Los Angeles-Parigi, viene trasportato un contenitore criogeno nel quale è rinchiusa una donna infetta da un nuovo, pericolosissimo virus sperimentale. Durante una turbolenza il contenitore si danneggia e si disattiva, liberando la donna contaminata e scatenando l'ovvia apocalisse zombesca.

Il resto è tutto massacro, in un film senza troppe pretese (ed è forse questo il suo punto di forza) che procede a suon di morsi, pezzi di carne che volano a destra e sinistra, frasi a effetto e dozzine di proiettili sparati, in pieno stile Dal Tramonto all'Alba.

Divertentissimo.
Alla domanda "cosa succederebbe se vi fosse uno zombie su di un aeroplano" avevano peraltro già tentato di rispondere Max Brooks nel suo World War Z e gli autori del film 3D Resident Evil - degeneration (in cui però vedevamo solo pochi flash a bordo dell'aereo).

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Tra gli attori quell'Erick Avari [lo vedete nella foto, intento a farsi divorare, ndA], che molti ricorderanno per le sue parti in varie serie Tv (da Law and Order a Heroes, in cui da il volto al Professor Chandra Suresh) o in film più o meno fortunati (Planet of the Apes di Tim Burton, Daredevil). Avari, nonostante non goda di fama stellare, è sicuramente un attore di buon livello e meriterebbe maggior considerazione da parte di registi e sceneggiatori - mentre invece si ritrova a recitare ruoli di margine, spesso da caratterista (come in questo caso).

*
In definitiva, nonostante gli utenti di IMDB tendenzialmente boccino il film, dandogli una valutazione di soli 5.6 su 10, Flight of the Dead è un B-movie con tutte le carte in regola per diventare un piccolo "cult", sicuramente in grado di farci trascorrere un'ora e mezza di spensierate infezioni e sbudellamenti.

Consigliato agli amanti del genere e dei B-movie, in attesa di poter vedere Dead Snow...
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venerdì 19 giugno 2009

Non Preoccuparti del Mondo: la vetrina da BookStop e i ricordi


Il grande giorno è vicino. Domani, a quest'ora, sarò in uno stato di completa alterazione emotiva, facilmente sarò già ubriaco fradicio, giacché mancheranno un paio d'ore alla presentazione ed all'ufficializzazione di Non Preoccuparti del Mondo.

Stamattina ho fatto un ultimo sopralluogo al caffé letterario, e sono rimasto molto colpito dalla vetrina che Moira e Marina hanno preparato per l'occasione: un'intera vetrina dedicata al mio romanzo, e le parole "non preoccuparti del mondo" scritte sul vetro con un pennarello nero, con una grafia indecisa, un pò naive, un pò graffiti, proprio come se fossero scritte sui muri di una metropoli del domani, proprio come se le avesse scritte il giovane Alexander di suo pugno.

Inutile dirvi l'effetto che il vedere quella frase lì così, isolata dalla copertina, dall'immagine o dal bianco delle mie pagine ha avuto sulla mia psiche già di per sé traballante.

Sono commosso.

Grazie ragazze, davvero. Siete due angeli.

Grazie anche a Davide Zedda ed a Roberto Sanna, senza il cui aiuto ora non sarei qui a scrivere queste righe.

Grazie a Giancarlo Pugliese, autore della splendida copertina (chi l'ha detto che "non si giudica un libro dalla copertina"? la mia Prof. d'inglese, al liceo, soleva dire: "l'abito non farà il monaco, ma di certo ne è il biglietto da visita." Saggia donna, la Prof. Andreoletti).

Grazie a FAM, e lei sa perchè.

Grazie a tutti quelli che domani ci saranno (ma anche a quelli che vorrebbero esserci ma non potranno).

*

La memoria ora torna a tanti anni fa, quasi dieci, a quando scrissi le prime righe del romanzo.

Lavoravo part-time in una videoteca, in Piazza Arnaldo a Brescia, era un piovoso mercoledì sera e non avevo clienti. Non c'era molto da fare. Mi sono messo lì, attaccato al computer, un film che girava in sottofondo sui monitor del negozio (non ricordo nemmeno quale), ho aperto un file Word ed ho, quasi per gioco, scritto qualcosa del tipo: "Finalmente, dopo ore di corsa, di fatica, sudore e paura, dopo ore di sguardi, pensieri ed emozioni e gesti e parole e sentimenti tutt'altro che amichevoli, finalmente, la pace. Il riposo garantito dalle tenebre, dolce oblio della coscienza. O almeno così aveva sperato: un istante dopo essere sprofondato in un leggero sonno, cominciarono le voci..." *

Il resto, vale a dire come-è-andata-a-finire, lo sapete anche voi.


Per citare il grande Kurt Vonnegut, a questo punto vi dico che "vi amo tutti, figli di puttana".

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* da Non Preoccuparti del Mondo, pag.19

martedì 16 giugno 2009

la Civiltà secondo Douglas Adams...


Alcune, essenziali righe tratte dal Ristorante al Termine dell'Universo di Douglas Adams. Ecco come il geniale inventore della Guida Galattica per gli Autostoppisti descrive la nascita, la crescita e la decadenza di una civiltà, il passaggio dalla società arcaica, primitiva, ad una società di stampo classico fino ad arrivare all'inevitabile decadenza di un popolo...


La storia di tutte le maggiori civiltà galattiche tende ad attraversare tre fasi distinte e ben riconoscibili, ovvero le fasi della Sopravvivenza, della Riflessione e della Decadenza, altrimenti dette le fasi del Come, del Perchè e del Dove.

La prima fase, per esempio, è caratterizzata dalla domanda 'Come facciamo a procurarci da mangiare?'

La seconda dalla domanda 'Perchè mangiamo?'

E la terza dalla domanda 'In quale ristorante mangiamo oggi?'


Ogni mio ulteriore commento risulterebbe superfluo, vi lascio quindi a riflettere su queste parole. Comiche, sì. Sarcastiche e divertenti, è vero. Ma molto più verosimili di quanto non sembri...

giovedì 11 giugno 2009

Non Preoccuparti del Mondo: prime recensioni online


La frase Non preoccuparti del Mondo comincia a gironzolare, a rimbalzare, a riecheggiare per la rete. Comincia a invadere le vetrine di negozi, pub e locali della nostra amata Brescia. La si sente sussurrare, ormai non più solo dalle voci di chi conosce l'autore, e sempre più persone si domandano cosa significhino queste enigmatiche parole...


"...parole che riaffiorano dalla memoria, già pronunciate da qualcun altro in un'altra occasione. Ma da chi? E quando? Una ninna-nanna, un incoraggiamento, un augurio... La voce che aveva pronunciato quelle parole, l'unica che Alexander non era mai riuscito ad identificare, non era mai riuscito a ricordare..."


E' con immenso piacere che posto su questo blog il link al sito anobii.com, all'interno del quale il buon Roberto Sanna ha scritto e pubblicato la sua recensione del volume.

Sono state conferite al romanzo tre "stellette" su quattro, una valutazione ottima per un autore esordiente ma agguerrito, che ha tutta l'intenzione di conquistarsi (a gomitate se necessario) un posto nel cuore degli appassionati di fantascienza, ma non solo.





lunedì 8 giugno 2009

Presentazione del romanzo Non Preoccuparti del Mondo



Sabato 20 Giugno 2009, alle ore 18.30 presso i locali del Caffé letterario BOOKSTOP - Libri & Caffé, in Via Leonardo da Vinci n. 5 a Brescia, Raffaele Chiarulli presenterà il romanzo NON PREOCCUPARTI DEL MONDO, scritto da Luca Micieli e pubblicato da LaRiflessione - Davide Zedda editore.


Alla presentazione sarà presente l'autore.


Dalla "quarta" del volume: In una Los Angeles del futuro, dopo una guerra globale in cui l’utilizzo di devastanti armi chimiche e genetiche ha decimato la popolazione, nuovi problemi sociali ed economici si sono aggiunti a quelli vecchi, tutt’altro che sopiti.Ricchi e potenti Signori del Mercato, dall’alto delle loro torri di cristallo, si spartiscono fette sempre più ampie di potere e, mentre il progetto per la colonizzazione di Marte muove i primi passi, le masse sono costrette ad una vita di stenti negli slums, in un mondo in cui una nuova forma di razzismo, il biorazzismo, rischia di diventare una piaga sociale senza precedenti.Joss Lowe, un cacciatore di taglie dalla dubbia moralità, viene assoldato dalla yakuza per mettersi sulle tracce di un giovane mutante di nome Alexander, fuggito dai laboratori medici in cui era tenuto prigioniero. Che cosa si cela in realtà nella preziosa mente del giovane psionico? Qual è il segreto che tutti bramano conoscere?


*


Attraverso caleidoscopiche visioni, Non preoccuparti del mondo ci accompagna in un viaggio attraverso una realtà estremamente mutata, nei colori, nei suoni, negli odori. È un mondo che si sente sulla pelle quello raccontato dall’autore: privo di certezze, dove niente è quello che sembra, ed in cui solo ricorrendo alla propria coscienza i personaggi saranno in grado di uscire da una situazione apparentemente disperata.

mercoledì 3 giugno 2009

Non Preoccuparti del Mondo: copertina e locandina


Finalmente!

Dopo settimane di trepidante attesa, sono arrivate le LOCANDINE per la presentazione del libro!!!

Eeeeeeeeeh no, cari miei, non anticipo nulla sulla data della presentazione e quindi sull'ufficiale distribuzione del suddetto volume... Per il momento, fatevi venire l'acquolina in bocca con l'immagine di copertina, realizzata da quel geniaccio di Giancarlo Pugliese, grafico facente parte dell'organico di Mentezero, regista e animatore 3D (...dimentico qualcosa?).

L'immagine è un fotoritocco, o un montaggio digitale, o come accidenti si chiama quel tipo di lavoro (non è che io ne capisca molto...).

Vi confesso che mi piace davvero molto, e non solo dal punto di vista estetico: Giancarlo è riuscito a condensare in un'unica immagine i "punti salienti" del romanzo, dall'aspetto decadente delle ambientazioni a quella sorta di "disillusa disperazione" che, inesorabile, permea gli animi dei personaggi raccontati nella storia.

Sciacquatevi gli occhi con l'anteprima della copertina allora, e mentre vi lascio all'immagine (smetto di parlare così potete gustarvela) rinnovo i ringraziamenti e i complimenti a Giancarlo per il lavoro svolto e per gli utili consigli che sa sempre darmi.

lunedì 25 maggio 2009

Ex Libris - 25 maggio 2009

""La lezione per oggi è finita. Spero di avere un pò chiarito la situazione. Ma la cosa che devi ricordare, Montag, è che noi siamo gli Happiness Boys, i militi della gioia, tu, io, gli altri incendiarii. Noi ci opponiamo alla meschina marea di coloro che vogliono rendere ogni altro infelice con teorie e ideologie contraddittorie. Siamo noi che abbiamo posto mano alla diga. Teniamo duro. Non lasciamo che il torrente della tristezza e del pessimismo inondi il pianeta, noi contiamo su di te. Non credo che tu ti renda conto di quanto sei importante, di quanto lo siamo noi tutti, per il nostro mondo felice quale è oggi.""
[ Ray Bradbury, Fahrenheit 451 ]

domenica 24 maggio 2009

Niente Panico: domani è il Giorno dell'Asciugamano!


Sono passati otto anni dall'11 maggio del 2001, anno della morte di Douglas Adams, l'autore della saga di romanzi dedicati alla Guida Galattica per gli Autostoppisti.

Due settimane dopo quel triste giorno, esattamente il 25 maggio, è stato festeggiato dai fan, in Inghilterra, il primo Towel Day (letteralmente: Giorno dell'Asciugamano). Domani, in tutto il mondo, i fan di Arthur Dent e Ford Perfect saranno facilmente riconoscibili, in quanto porteranno con loro un asciugamano, perchè "se vuoi sopravvivere nello spazio, devi sempre sapere dov'è il tuo asciugamano!"

Quindi, se domani vi capitasse di incontrare delle persone con un asciugamano buttato sulle spalle o legato in vita, non chiamate la neuro. Non si tratta di una persona cui il caldo ha dato alla testa, ma di un fan di Douglas Adams che festeggia il Giorno dell'Asciugamano!


In effetti, è proprio la Guida a dirci che "[...] l'asciugamano è, forse, l'oggetto più utile che l'autostoppista galattico possa avere. [...] ...che un uomo che abbia girato in lungo e in largo per la Galassia in autostop, adattandosi a percorrerne i meandri nelle più disagevoli condizioni e a lottare contro terribili ostacoli vincendoli, e che dimostri alla fine di sapere ancora dov'è il suo asciugamano, sia chiaramente un uomo degno di considerazione." *




* Dalla Guida Galattica per gli Autostoppisti.

mercoledì 13 maggio 2009

Enjoy Coca-Cola. Always.


Consigli per gli acquisti.
Tra una trasmissione televisiva e l'altra, il che vale a dire nell'intervallo pubblicitario che separa il Tg3 da Blob, mi sono imbattuto in uno spot agghiacciante.

No, no, non mi riferisco ad uno spot elettorale di "chi-sapete-voi", sto parlando dell'ultimo commercial della Coca-Cola, quello che sembra il cartone animato disegnato da una bimba.

Sì, sì, quello che dice "Ciao, sono Sara (o come cavolo si chiama lei) e abito a Pisa. Dicono che c'è la crisi..."

Appunto.

Dicono che c'è la crisi.

Vi siete accorti di quanto sia offensivo questo spot?

Vi siete accorti di quanto sia fuori luogo?

La pubbicità (sempre in teoria) racconta della famiglia "media" italiana, e descrive la crisi come il rinunciare ai piccoli lussi della vita, il weekend fuori porta, la vacanzina, la cena al ristorante in centro, il caviale (il caviale, Santo Dio, il caviale, il CAVIALE!!!). Quello che io mi chiedo è, semplicemente: ma chi ha pensato e scritto il testo di qeusto spot si rende minimamente conto di come vive la famiglia media italiana???

Qui il problema non è tanto rinunciare al weekend in barca, o al caviale (di nuovo: il CAVIALE!)... Qui stiamo parlando (sulla pelle) di famiglie che non arrivano alla fine del mese! Anzi, che non arrivano a metà mese! Stiamo parlando di disoccupazione, precariato, zero prospettive per il futuro, intere generazioni di giovani destinati a fare i camerieri e le commesse (rigorosamente sottopagati e con contratti a termine/chiamata/collaborazione/chi-più-ne-ha-più-ne-metta)... Altro che caviale!

No, dai, seriamente... Non si può scherzare su queste cose...

Mi auguro davvero che i colletti bianchi della Coca-Cola si rendano conto di quanto questo commercial sia fuori luogo e ordino che non venga più messo in onda...

Tra l'altro, oltre al "leggerissimo" errore di valutazione nel descrivere gli effetti della crisi sui nostri portafogli, siamo di fronte ad un commercial (uso l'inglese, così magari mi capiscono...) che, alla fin della fiera, lascia passare un messaggio del tipo:

"Non ce ne frega un cazzo se c'è la crisi. Davvero, non ce ne frega un cazzo se non c'hai i soldi per mangiare o per pagarti l'affitto, non ce ne frega un cazzo se sei disoccupato o in cassa integrazione e non riesci ad arrivare alla fine del mese. No, non ce ne frega un benemerito cazzo: l'importante è che continui a bere Coca-Cola."

Ma tanto, la piccola Sara (o come cavolo si chiama lei), la bambina dello spot, ci assicura che sulla sua tavola regna sempre la felicità.

Che non c'è bisogno di chissà cosa per essere contenti.

Ecco, state tranquilli.

Non preoccupatevi.

State zitti, siate felici e godetevi la vostra Coca-Cola. Sempre.
Il commercio, ormai, è alla base della nostra società. Tutto quanto è mercato, tutto quanto è compravendita, tutto quanto è commercio. Ogni cosa, ogni rapporto umano ridotto ad una mera transizione numerica. E se è vero, come è vero, che "la pubblicità è l'anima del commercio", allora forse la pubblicità è l'anima della nostra Società.
Che culo.

giovedì 7 maggio 2009

Orgoglio, Pregiudizio e... Zombies!


No, no, non è uno scherzo. L'immagine che vedete non è un gioco, un fotoritocco realizzato per diletto da un qualche utente di internet dotato di senso dell'umorismo. Si tratta della copertina dell'ultima fatica di Seth Grahame-Smith, intitolata proprio... Pride and Prejudice and Zombies!!!

Dopo Come sopravvivere a un film dell'orrore e Il Grande Libro del Porno, Grahame-Smith ci propone la sua personalissima, spregiudicata (e intelligente) rilettura del capolavoro di Jane Austen: la storia ripercorre la travagliata vicenda amorosa di Elizabeth e Mr. Darcy, ma le vicende si svolgeranno durante una massiccia invasione di morti viventi, che cercheranno di mangiare vivi gli abitanti di Maryton. Inutile dire che toccherà proprio alla signorina Bennet armarsi fino ai denti, trasformarsi in una Lara Croft ante-litteram e cercare di arginare la temibile piaga della "morte che cammina"...

...che dire?

Da fan di vecchia data del genere zombie-movie, non posso che essere entusiasta di una simile operazione, augurandomi che il libro venga al più presto tradotto e pubblicato in Italia.


Mi fa inoltre un certo piacere notare come i miei mostri preferiti, ultimamente, sembrino godere di un nuovo interesse da parte di produttori, pubblico, letteratura (penso ai libri di Max Brooks Manuale per sopravvivere agli Zombi e World War Z-la Guerra Mondiale degli Zombi) o cinema (molto bello l'ultimo film di Romero, padre fondatore del genere, intitolato Diary of the Dead e, purtroppo, non ancora distribuito in Italia).

Per quelli come me, per quelli che hanno trascorso praticamente tutti i sabato pomeriggio della propria adolescenza a casa di amici a guardare Dawn of the Dead (Zombi, al secolo "Zombi del supermercato") imparandone le battute a memoria, che ogni volta urlavano mettendosi le mani nei capelli: "Miguel! ...Miguelito!!! No, scema, cosa fai, non ti avvicinare che ti mangia, ti mangiaaaaaaa..." e poi giù grasse risate.

Ecco, per quelli come noi, l'uscita di un libro come quello di Grahame-Smith (libro che comunque, in patria, ha già venduto più di 120.000 copie) non può che essere considerato una ventata d'aria fresca!


Staremo a vedere, e ricordate che "quando non c'è più posto all'Inferno, i morti camminano sulla Terra..." ....brrr!!!

sabato 2 maggio 2009

Come in un film senza storia

Guardo.
Quel che vedo è sempre lo stesso film.
E allora credo, mi impongo, mi sforzo e mi illudo di esserne il regista.
Che cosa
mi sono messo
in testa
di essere???
La verità è che il nostro mondo ci sopravviverà: siamo davvero noi i protagonisti, oppure è lo sfondo l'autentico fulcro dell'attenzione, l'unico punto di messa a fuoco dello sguardo?
(gli attori, poco alla volta, se ne vanno...)
Dimentichiamo l'antropocentrica idiozia secondo la quale il mondo ci apparterrebbe.
Smettiamo di essere così...
..."cattolici".
Non siamo altro che ombre fuori fuoco, immortalate alla ben'e meglio da un fotografo distratto. Ci limitiamo ad abitarlo per poco, pochissimo tempo, questo mondo.
Provo a cambiare punto di vista.
Non mi interessa la storia, quella con la "S" maiuscola, quella che troviamo nei libri, quella dei Messia, dei Re e delle Nazioni. M'importa della piccola storia, quella che racconta di ognuno di noi.
Quella vera.
(...solo un'ultima partita di Risiko!, e vedo Gesù venduto per trenta Euro)

Come in un piccolo film senza storia...

Perchè la vita, in fondo, non è niente di speciale.
Ma vale la pena viverla proprio per questo.

martedì 21 aprile 2009

Ex Libris - 21 aprile 2009

Cito, in questo post, l'inizio di Un Gioco da Bambini, breve racconto di J.G. Ballard scritto nel 1988.
Rapido, scorrevole, affilato e inquietante, pur essendo stato scritto oltre vent'anni fa questo testo potrebbe tranquillamente essere ambientato ai giorni nostri. Segno che, ancora una volta, uno scrittore può essere non solo un fedele specchio della società in cui vive, ma anche un profeta di quella che verrà.
Impossibile, infatti, non provare un brivido mentre si sfogliano le pagine finali del racconto, ed è altresì impossibile per il lettore non domandarsi "e se succedesse a me?"
Ovunque voi siate, cercate di essere dei buoni genitori. Ai vostri figli potrebbe non piacere il contrario...
*
""Dagli appunti del Dottor Richard Greville, Consulente Psichiatrico della Polizia Metropolitana.
25 agosto 1988. Da dove comincio? Dopo tutto quel che è stato scritto sul tragico evento che i giornali di tutto il mondo chiamano ormai concordemente 'il massacro di Pangbourne' comincio ad avere anch'io le idee un pò confuse. Durante gli ultimi due mesi la TV ha trasmesso un tal numero di servizi sulle trentadue persone uccise in quel prestigioso complesso residenziale ad ovest di Londra e sono state avanzate un tal numero di ipotesi sulla scomparsa dei loro tredici figli che non sembra davvero esservi spazio per nessun'altra nuova congettura.
Ma la verità è, come mi ha fatto capire questa mattina il Segretario del Ministro degli Interni, che sull'identità e sul movente degli assassini non si sa praticamente nulla. [...]""

lunedì 20 aprile 2009

Si è spento James G. Ballard


Ieri mattina, all'età di 78 anni, se n'è andato James G. Ballard, scrittore. Scrittore che definire "di fantascienza" o "di genere" sarebbe riduttivo, dal momento che nelle sue pagine ha saputo, nel corso dei decenni, incanalare le angosce, le paure e gli incubi della società contemporanea: dal catastrofismo del "no future" tipico degli anni '70 (e ricordiamo opere come Terra Bruciata, Il mondo Sommerso o Foresta di Cristallo) tanto per dirne alcune, al disagio della società borghese nel mondo contemporaneo (da Millennium People a Super Cannes fino ad arrivare all'ultimo Regno a Venire, forse un pò lezioso e "di mestiere" ma comunque affascinante e puntuale).


Il Condominio, però, rimane il mio romanzo peferito di questo strepitoso autore, romanzo che consiglio vivamente a tutti di leggere, soprattutto a quelli che credono che la nostra società sia la migliore possibile . . .


Buon viaggio Ballard, ci mancherai tanto. E non riesco a fare a meno di immaginare il tuo spirito in quest'ultimo viaggio, mentre ""[...] si perse completamente, seguendo le lagune che si susseguivano verso sud nella pioggia e nel calore sempre più intensi, attaccato dagli alligatori e dai pipistrelli giganti, un secondo Adamo alla ricerca dei paradisi dimenticati del sole rinato."" *



* Da Il Mondo Sommerso ( James G. Ballard, 1962 )


mercoledì 15 aprile 2009

Come i mattoncini "Lego"...

La vita non è altro che una lunga catena di eventi.
Alcuni grandi, potenti, impressionanti e indimenticabili.
Altri (la maggior parte) piccoli, deboli, apparentemente insignificanti.
Bene: come all'interno di un gioco fatto di Lego, in realtà l'ordine d'importanza degli eventi è secondario. Non vi sono mattoncini "principali" e "secondari", non ve ne sono alcuni più importanti di altri... Tutti hanno il loro ruolo. Tutti hanno la loro parte.
La stessa cosa si può dire della nostra vita, no?
Ogni evento, anche il più piccolo, concorre a fare di noi le persone che siamo.

*
Personalmente trovo che gli eventi piccoli, quelli per così dire "secondari", siano molto più importanti di quelli "principali"...
Sono, per me, molto più degni di nota, e tendono a lasciarmi molto più impressionato.
Probabilmente vi starete chiedendo il perchè di queste mie speculazioni...
E' presto detto.
Tempo fa, gironzolando per un mercatino dell'usato, ho trovato un vecchio libro, degli anni '70, e l'ho comprato alla modica cifra di 1 euro.
Il libro era usato, ed era quindi a suo tempo stato acquistato da una persona che, con tutto probabilità, aveva i miei stessi (pessimi) gusti in fatto di letteratura. Sono rimasto molto sorpreso, mentre procedevo con la lettura, che il precedente proprietario del volume aveva le mie stesse abitudini.
Quando leggo, specialmente prima di addormentarmi, nel caldo del mio lettuccio, tendo a segnare con un unghia il pundo in cui mi sono interrotto. Solitamente lo marco con una "x" o con una piccola "v". Bene... Il libro in questione era già segnato in più punti con le stesse marcature! Questo significa non solo che il volume è appartenuto ad una persona con i miei stessi gusti, ma anche che questa persona adottava il mio stesso modo di segnare le pagine...
Potrà sembrarvi idiota da parte mia, ma io ho trovato questo evento straordinario...
Certo, quante persone hanno questa abitudine?
Immagino tante.
Eppure, la peculiarità di questa coincidenza mi costringe a fermarmi a riflettere...
Quante altre cose in comune avremo avuto, io e questo fantomatico lettore?
Anche lui scriveva?
Anche lui era un pessimista cosmico?
Anche lui aveva un carattere ossessivo come il mio?
Mmm...
Francamente, non lo so cosa voglio dire di preciso con questo mio post...
Spero solo che chi leggerà avrà la sensibilità di capire cosa ho provato nel momento in cui ho visto la pagina segnata da un unghia, tanto tempo fa, nello stesso modo in cui io segno le pagine...
(immagino che la metà di voi non mi presterà mai più un libro...)

martedì 7 aprile 2009

Come in un libro di Ballard

Certe volte la vita è proprio strana. Certe volte avvengono fatti talmente strani che sei portato a chiederti: "ma sarà un caso?" Altre volte, invece, ti dici "lo sapevo" e, come una novella Cassandra, ti ritrovi ad aggiungere "lo sapevo ma tanto nessuno mi avrebbe creduto".
Che non è, in fondo, quello che fa ogni autore di fantascienza?
Ogni autore di fantascienza "seria", direi.
Capita che tempo fa, in un mercatino, ho recuperato un vecchio Urania del 1979, ovvero Terra Bruciata di J. G. Ballard. Lo sto leggendo ed ecco che ieri, improvvisamente, giornali, internet e Tg sono riempiti di immagini e notizie che sembrano raccontare le vicende del dottor Ransom...
Strade ricoperte di polvere, città evacuate, mancanza di cibo ed acqua... Addirittura accenni, su di un sito internet, a presunti atti di sciacallaggio (i cannibali descritti da Ballard nel suo inquietante affresco).
Poi mi sveglio, mi accorgo che i telegiornali non stanno raccontando dell'imminente uscita di un film tratto da Terra Bruciata bensì del terremoto avvenuto in Abruzzo.
Mi sveglio sperando di stare ancora sognando.
Mi sveglio, e mi rendo conto di quanto peggio possa essere la vita rispetto ad un romanzo di fantascienza...
E' vero, il più delle volte gli autori di Sf (Bradbury, Clarke, Dick, Ballard) o gli artisti (basti pensare a Stelarc) sono profeti, e raccontano con qualche decennio di anticipo situazioni destinate inesorabilmente a verificarsi.
Purtroppo, però, a volte è la realtà a superare la fantasia...

Peccato solo non poter smettere di leggere questo romanzo che è il mondo.

lunedì 30 marzo 2009

Ex Libris - 30 marzo 2009

Chi nutre nel suo cuore adamantino
disprezzo per le colpe del vicino,
Rammenta bene allor le mie parole:
Sebbene appaia e splenda come il sole,
Quel virtuoso sembiante può celare
Un'anima ricolma d'ogni male!

[M. G. Lewis, Il Monaco, 1796]

sabato 28 marzo 2009

Ex Libris - 28 marzo 2009

Non c'è principio, parte di mezzo o fine, non c'è suspence, né morale, né cause ed effetti. Quella che amiamo nei nostri libri è la profondità di molti momenti meravigliosi visti tutti in una volta.

[Kurt Vonnegut, Mattatoio N.5, 1966]

venerdì 27 marzo 2009

I Colori di Mick Davis


L'altra notte, prima di addormentarmi, ho sussurrato una parola.

Le mie labbra si sono mosse appena e, in un impercettibile bisbiglio, un nome è uscito dalla mia bocca.

"Modigliani" ho detto.

Dopodiché sono scivolato tra le braccia di Morfeo.


Naturalmente questa piccola paranoia è figlia diretta dell'aver visto il film I Colori dell'Anima, diretto da Mick Davis e interpretato da Andy Garcia. Ci siamo messi lì, io e la mia ragazza, sul divano, sotto una copertina, e ci siamo avventurati insieme nella visione di questa pellicola d'autore. Anzi, scusate, "d'autore". Le virgolette sono d'obbligo.

Sono d'obbligo perchè da un lato il film è pretenzioso, noioso nelle sue pretese "artistiche" (anche qui mi scappa la virgoletta...) e nella sua fotografia "ricercata" cerca di costruire un impianto visivo che richiami nell'impalcatura e nelle sequenze le opere degli artisti contemporanei a Modì, rigorosamente senza riuscirvi. Per la cronaca, consiglierei al regista la visione del Caravaggio di Derek Jarman o di un qualsiasi film di Peter Greenaway.

Dall'altro, vediamo un Garcia fare la macchietta di sé stesso, parodia di un Modigliani che sembra uscita da un film di Chaplin... A proposito di parodie: c'è un'intera sequenza dediata alla preparazione dei dipinti per il Salon, definito tra l'altro "la gara" in un fallimentare tentativo di mitizzare il tutto, con risultati disastrosi. Sequenza definita da Morando Morandini, nel suo Dizionario, con una frase tanto lapidaria quanto efficace, che mi sento di riportare: ""Con la gara di pittura si sprofonda nel ridicolo.""

Grazie Morandini, non avrei saputo trovare di meglio...

In effetti, varrebbe la pena di noleggiare il film solo per guardare questa scena, degna del peggiore tra i film con Stallone: in un'unica sequenza vediamo scorrerci davanti agli occhi tutti i luoghi comuni riguardanti l'artista al lavoro (c'è quello che muove la mano sulla tela con pennellate nevrotiche, c'è quello che beve, c'è quello che tiene il pennello in bocca per non perdere tempo a posarlo e via discorreno...). Forse, al posto di un improbabile Ave Maria remixato e rappato (dico sul serio...) come tappeto musicale ci sarebbe stato meglio The Eye of the Tiger.

Ma la cosa che mi fa più incazzare non è tanto l'aver perso tempo per guardare questo film...

E' l'averne perso altro per scriverne...

venerdì 20 marzo 2009

Ex Libris - 20 marzo 2009

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento, perchè rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto, perchè mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perchè mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perchè non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto più nessuno a protestare.

[ Bertolt Brecht, 1931 ]

mercoledì 18 marzo 2009

Life on Mars ? ? ?

Non ho resistito e l'ho fatto. Mi ero promesso che non l'avrei fatto, che non l'avrei fatto per nessuna ragione al mondo, che non avrei sprecato in quel modo il mio tempo, ma alla fine non ho potuto farne a meno, e...
E mi sono messo a guardare i primi episodi della versione USA di Life on Mars.
Che dire di questo "gioiello"?
Francamente non ho voglia di lasciarmi andare agli scontati (per quanto legittimi e pienamente condivisi) commenti su "Jason O'Mara che non vale un decimo di John Simm", o sul "perchè la paffuta e simpatica Annie Cartwright è stata rimpiazzata da una bionda senza un briciolo di appeal". Non voglio giudicare nemmeno il buon vecchio Keitel nei panni di Gene Hunt - non so chi esca peggio dalla visione del telefilm, se l'attore o il personaggio.
A mio avviso, per rendersi conto del perchè Life on Mars fosse una serie destinata a breve vita è sufficiente buttare l'occhio sulla sequenza dell'incidente.
La scena, nella versione inglese del telefilm, è perfetta. Montaggio, movimenti di camera, gioco di sguardi, breve dialogo tra Sam e un "bobbie", tutto si sposa alla perfezione accompagnato dalla suadente voce di Bowie in quello che diventa l'inizio dell'onirico viaggio a ritroso nel tempo di Tyler.
Viceversa quella USA è sconclusionata, non si regge in piedi e la musica risulta quasi un fastidioso sottofondo. Guardare per credere.
Io non capirò nulla di regia, sia chiaro, ma non potevano replicare esattamente la sequenza dell'originale? Dico, gli autori (di questo misfatto) si saranno pur resi conto che c'era qualcosa di "stonato" nella loro versione della sequenza...
Ciliegina sulla torta, nella versione originale Sam comincia a rendersi conto di quello che gli è successo notando i cartelloni per la costruzione dell'imminente superstrada sopraelevata, mentre invece lo stralunato O'Mara si trova di fronte le imponenti torri gemelle del W.T.C., non ancora abbattute dall'attacco terroristico del 2001.
Alla faccia di Jean Baudrillard.