lunedì 25 maggio 2009

Ex Libris - 25 maggio 2009

""La lezione per oggi è finita. Spero di avere un pò chiarito la situazione. Ma la cosa che devi ricordare, Montag, è che noi siamo gli Happiness Boys, i militi della gioia, tu, io, gli altri incendiarii. Noi ci opponiamo alla meschina marea di coloro che vogliono rendere ogni altro infelice con teorie e ideologie contraddittorie. Siamo noi che abbiamo posto mano alla diga. Teniamo duro. Non lasciamo che il torrente della tristezza e del pessimismo inondi il pianeta, noi contiamo su di te. Non credo che tu ti renda conto di quanto sei importante, di quanto lo siamo noi tutti, per il nostro mondo felice quale è oggi.""
[ Ray Bradbury, Fahrenheit 451 ]

domenica 24 maggio 2009

Niente Panico: domani è il Giorno dell'Asciugamano!


Sono passati otto anni dall'11 maggio del 2001, anno della morte di Douglas Adams, l'autore della saga di romanzi dedicati alla Guida Galattica per gli Autostoppisti.

Due settimane dopo quel triste giorno, esattamente il 25 maggio, è stato festeggiato dai fan, in Inghilterra, il primo Towel Day (letteralmente: Giorno dell'Asciugamano). Domani, in tutto il mondo, i fan di Arthur Dent e Ford Perfect saranno facilmente riconoscibili, in quanto porteranno con loro un asciugamano, perchè "se vuoi sopravvivere nello spazio, devi sempre sapere dov'è il tuo asciugamano!"

Quindi, se domani vi capitasse di incontrare delle persone con un asciugamano buttato sulle spalle o legato in vita, non chiamate la neuro. Non si tratta di una persona cui il caldo ha dato alla testa, ma di un fan di Douglas Adams che festeggia il Giorno dell'Asciugamano!


In effetti, è proprio la Guida a dirci che "[...] l'asciugamano è, forse, l'oggetto più utile che l'autostoppista galattico possa avere. [...] ...che un uomo che abbia girato in lungo e in largo per la Galassia in autostop, adattandosi a percorrerne i meandri nelle più disagevoli condizioni e a lottare contro terribili ostacoli vincendoli, e che dimostri alla fine di sapere ancora dov'è il suo asciugamano, sia chiaramente un uomo degno di considerazione." *




* Dalla Guida Galattica per gli Autostoppisti.

mercoledì 13 maggio 2009

Enjoy Coca-Cola. Always.


Consigli per gli acquisti.
Tra una trasmissione televisiva e l'altra, il che vale a dire nell'intervallo pubblicitario che separa il Tg3 da Blob, mi sono imbattuto in uno spot agghiacciante.

No, no, non mi riferisco ad uno spot elettorale di "chi-sapete-voi", sto parlando dell'ultimo commercial della Coca-Cola, quello che sembra il cartone animato disegnato da una bimba.

Sì, sì, quello che dice "Ciao, sono Sara (o come cavolo si chiama lei) e abito a Pisa. Dicono che c'è la crisi..."

Appunto.

Dicono che c'è la crisi.

Vi siete accorti di quanto sia offensivo questo spot?

Vi siete accorti di quanto sia fuori luogo?

La pubbicità (sempre in teoria) racconta della famiglia "media" italiana, e descrive la crisi come il rinunciare ai piccoli lussi della vita, il weekend fuori porta, la vacanzina, la cena al ristorante in centro, il caviale (il caviale, Santo Dio, il caviale, il CAVIALE!!!). Quello che io mi chiedo è, semplicemente: ma chi ha pensato e scritto il testo di qeusto spot si rende minimamente conto di come vive la famiglia media italiana???

Qui il problema non è tanto rinunciare al weekend in barca, o al caviale (di nuovo: il CAVIALE!)... Qui stiamo parlando (sulla pelle) di famiglie che non arrivano alla fine del mese! Anzi, che non arrivano a metà mese! Stiamo parlando di disoccupazione, precariato, zero prospettive per il futuro, intere generazioni di giovani destinati a fare i camerieri e le commesse (rigorosamente sottopagati e con contratti a termine/chiamata/collaborazione/chi-più-ne-ha-più-ne-metta)... Altro che caviale!

No, dai, seriamente... Non si può scherzare su queste cose...

Mi auguro davvero che i colletti bianchi della Coca-Cola si rendano conto di quanto questo commercial sia fuori luogo e ordino che non venga più messo in onda...

Tra l'altro, oltre al "leggerissimo" errore di valutazione nel descrivere gli effetti della crisi sui nostri portafogli, siamo di fronte ad un commercial (uso l'inglese, così magari mi capiscono...) che, alla fin della fiera, lascia passare un messaggio del tipo:

"Non ce ne frega un cazzo se c'è la crisi. Davvero, non ce ne frega un cazzo se non c'hai i soldi per mangiare o per pagarti l'affitto, non ce ne frega un cazzo se sei disoccupato o in cassa integrazione e non riesci ad arrivare alla fine del mese. No, non ce ne frega un benemerito cazzo: l'importante è che continui a bere Coca-Cola."

Ma tanto, la piccola Sara (o come cavolo si chiama lei), la bambina dello spot, ci assicura che sulla sua tavola regna sempre la felicità.

Che non c'è bisogno di chissà cosa per essere contenti.

Ecco, state tranquilli.

Non preoccupatevi.

State zitti, siate felici e godetevi la vostra Coca-Cola. Sempre.
Il commercio, ormai, è alla base della nostra società. Tutto quanto è mercato, tutto quanto è compravendita, tutto quanto è commercio. Ogni cosa, ogni rapporto umano ridotto ad una mera transizione numerica. E se è vero, come è vero, che "la pubblicità è l'anima del commercio", allora forse la pubblicità è l'anima della nostra Società.
Che culo.

giovedì 7 maggio 2009

Orgoglio, Pregiudizio e... Zombies!


No, no, non è uno scherzo. L'immagine che vedete non è un gioco, un fotoritocco realizzato per diletto da un qualche utente di internet dotato di senso dell'umorismo. Si tratta della copertina dell'ultima fatica di Seth Grahame-Smith, intitolata proprio... Pride and Prejudice and Zombies!!!

Dopo Come sopravvivere a un film dell'orrore e Il Grande Libro del Porno, Grahame-Smith ci propone la sua personalissima, spregiudicata (e intelligente) rilettura del capolavoro di Jane Austen: la storia ripercorre la travagliata vicenda amorosa di Elizabeth e Mr. Darcy, ma le vicende si svolgeranno durante una massiccia invasione di morti viventi, che cercheranno di mangiare vivi gli abitanti di Maryton. Inutile dire che toccherà proprio alla signorina Bennet armarsi fino ai denti, trasformarsi in una Lara Croft ante-litteram e cercare di arginare la temibile piaga della "morte che cammina"...

...che dire?

Da fan di vecchia data del genere zombie-movie, non posso che essere entusiasta di una simile operazione, augurandomi che il libro venga al più presto tradotto e pubblicato in Italia.


Mi fa inoltre un certo piacere notare come i miei mostri preferiti, ultimamente, sembrino godere di un nuovo interesse da parte di produttori, pubblico, letteratura (penso ai libri di Max Brooks Manuale per sopravvivere agli Zombi e World War Z-la Guerra Mondiale degli Zombi) o cinema (molto bello l'ultimo film di Romero, padre fondatore del genere, intitolato Diary of the Dead e, purtroppo, non ancora distribuito in Italia).

Per quelli come me, per quelli che hanno trascorso praticamente tutti i sabato pomeriggio della propria adolescenza a casa di amici a guardare Dawn of the Dead (Zombi, al secolo "Zombi del supermercato") imparandone le battute a memoria, che ogni volta urlavano mettendosi le mani nei capelli: "Miguel! ...Miguelito!!! No, scema, cosa fai, non ti avvicinare che ti mangia, ti mangiaaaaaaa..." e poi giù grasse risate.

Ecco, per quelli come noi, l'uscita di un libro come quello di Grahame-Smith (libro che comunque, in patria, ha già venduto più di 120.000 copie) non può che essere considerato una ventata d'aria fresca!


Staremo a vedere, e ricordate che "quando non c'è più posto all'Inferno, i morti camminano sulla Terra..." ....brrr!!!

sabato 2 maggio 2009

Come in un film senza storia

Guardo.
Quel che vedo è sempre lo stesso film.
E allora credo, mi impongo, mi sforzo e mi illudo di esserne il regista.
Che cosa
mi sono messo
in testa
di essere???
La verità è che il nostro mondo ci sopravviverà: siamo davvero noi i protagonisti, oppure è lo sfondo l'autentico fulcro dell'attenzione, l'unico punto di messa a fuoco dello sguardo?
(gli attori, poco alla volta, se ne vanno...)
Dimentichiamo l'antropocentrica idiozia secondo la quale il mondo ci apparterrebbe.
Smettiamo di essere così...
..."cattolici".
Non siamo altro che ombre fuori fuoco, immortalate alla ben'e meglio da un fotografo distratto. Ci limitiamo ad abitarlo per poco, pochissimo tempo, questo mondo.
Provo a cambiare punto di vista.
Non mi interessa la storia, quella con la "S" maiuscola, quella che troviamo nei libri, quella dei Messia, dei Re e delle Nazioni. M'importa della piccola storia, quella che racconta di ognuno di noi.
Quella vera.
(...solo un'ultima partita di Risiko!, e vedo Gesù venduto per trenta Euro)

Come in un piccolo film senza storia...

Perchè la vita, in fondo, non è niente di speciale.
Ma vale la pena viverla proprio per questo.