mercoledì 13 maggio 2009

Enjoy Coca-Cola. Always.


Consigli per gli acquisti.
Tra una trasmissione televisiva e l'altra, il che vale a dire nell'intervallo pubblicitario che separa il Tg3 da Blob, mi sono imbattuto in uno spot agghiacciante.

No, no, non mi riferisco ad uno spot elettorale di "chi-sapete-voi", sto parlando dell'ultimo commercial della Coca-Cola, quello che sembra il cartone animato disegnato da una bimba.

Sì, sì, quello che dice "Ciao, sono Sara (o come cavolo si chiama lei) e abito a Pisa. Dicono che c'è la crisi..."

Appunto.

Dicono che c'è la crisi.

Vi siete accorti di quanto sia offensivo questo spot?

Vi siete accorti di quanto sia fuori luogo?

La pubbicità (sempre in teoria) racconta della famiglia "media" italiana, e descrive la crisi come il rinunciare ai piccoli lussi della vita, il weekend fuori porta, la vacanzina, la cena al ristorante in centro, il caviale (il caviale, Santo Dio, il caviale, il CAVIALE!!!). Quello che io mi chiedo è, semplicemente: ma chi ha pensato e scritto il testo di qeusto spot si rende minimamente conto di come vive la famiglia media italiana???

Qui il problema non è tanto rinunciare al weekend in barca, o al caviale (di nuovo: il CAVIALE!)... Qui stiamo parlando (sulla pelle) di famiglie che non arrivano alla fine del mese! Anzi, che non arrivano a metà mese! Stiamo parlando di disoccupazione, precariato, zero prospettive per il futuro, intere generazioni di giovani destinati a fare i camerieri e le commesse (rigorosamente sottopagati e con contratti a termine/chiamata/collaborazione/chi-più-ne-ha-più-ne-metta)... Altro che caviale!

No, dai, seriamente... Non si può scherzare su queste cose...

Mi auguro davvero che i colletti bianchi della Coca-Cola si rendano conto di quanto questo commercial sia fuori luogo e ordino che non venga più messo in onda...

Tra l'altro, oltre al "leggerissimo" errore di valutazione nel descrivere gli effetti della crisi sui nostri portafogli, siamo di fronte ad un commercial (uso l'inglese, così magari mi capiscono...) che, alla fin della fiera, lascia passare un messaggio del tipo:

"Non ce ne frega un cazzo se c'è la crisi. Davvero, non ce ne frega un cazzo se non c'hai i soldi per mangiare o per pagarti l'affitto, non ce ne frega un cazzo se sei disoccupato o in cassa integrazione e non riesci ad arrivare alla fine del mese. No, non ce ne frega un benemerito cazzo: l'importante è che continui a bere Coca-Cola."

Ma tanto, la piccola Sara (o come cavolo si chiama lei), la bambina dello spot, ci assicura che sulla sua tavola regna sempre la felicità.

Che non c'è bisogno di chissà cosa per essere contenti.

Ecco, state tranquilli.

Non preoccupatevi.

State zitti, siate felici e godetevi la vostra Coca-Cola. Sempre.
Il commercio, ormai, è alla base della nostra società. Tutto quanto è mercato, tutto quanto è compravendita, tutto quanto è commercio. Ogni cosa, ogni rapporto umano ridotto ad una mera transizione numerica. E se è vero, come è vero, che "la pubblicità è l'anima del commercio", allora forse la pubblicità è l'anima della nostra Società.
Che culo.

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